2008 – Nanga Parbat, 8125 m. Chongra Peack Nord 6840 m. Pakistan

2008 – Nanga Parbat, 8125 m. Chongra Peack Nord 6840 m. Pakistan

Nanga Parbat – 8126 m.

Prima ascensione della parete Rakhiot in stile alpino, 3000 m. IV° V° 70° 80° M4
Karl Unterkircher, Walter Nones e Simon Kehrer

Relazione

14 luglio
Alle 22.00, partenza dal campo base (3960 m). Dopo circa 2 ore di cammino (500 m di dislivello) raggiungiamo la base della parete (4500 m), dove nei giorni precedenti abbiamo lasciato una tenda con il materiale per la salita.

15-16 luglio
Poco dopo la mezzanotte del 15 ripartiamo subito. attraversiamo sotto la parete in discesa verso sinistra, dopodiché iniziamo a salire 200 m di ghiaccio con pendenza di 45°-50° e raggiungiamo uno spigolo/cresta di ghiaccio (pendenza 60°), seguendo il quale a 5700 m arriviamo sotto una parete quasi verticale di roccia e ghiaccio misto. Qui troviamo 100 m, 2 tiri di m4/m5, e usciamo su un pendio di 45°-50° lungo 250 m, dove iniziamo a sprofondare fino alle ginocchia, per poi superare un seracco verticale di 20 m e proseguire su pendii di 45°-50° per 250 m. alle 16.00 circa, mentre cerchiamo un posto per piantare la tenda, Karl cade in un crepaccio e la caduta gli è fatale. Tentiamo di recuperarne il corpo ma risulta impossibile. Passiamo la notte 50 m più sopra, dove restiamo il giorno seguente, 16 luglio, per decidere il da farsi. Siamo a 6300 m.

17 luglio
Abbandoniamo il nostro progetto di salire verticalmente lo sperone e decidiamo di aggirarlo, seguendo una linea più lunga ma più facile. Saliamo per circa 100 m per poi attraversare verso destra per circa 500 m su pendii di 50°. Da qui, tra seracchi e crepacci, cerchiamo la via di salita più logica. Incontriamo un tratto di 50 m di roccia e ghiaccio di circa 70°-80°, poi continuiamo su neve-ghiaccio poco proteggibili con pendenze di 60°, sprofondando a tratti fino alla vita, e arriviamo a quota 6650 m. Qui dobbiamo superare un tratto di ghiaccio vivo di 30 m (pendenza 60°-70°). Poco più in alto iniziamo a piazzare la tenda, 50 m sotto un seracco, quando veniamo sorpresi da una forte tempesta.

18 luglio
Dopo appena 10 m dalla partenza in cui sprofondiamo fino alla pancia, decidiamo di metterci gli sci e, con enorme fatica, riusciamo a salire altri 150 m di dislivello verso sinistra su un pendio carico di neve e pericoloso. ci accampiamo poi sotto un altro seracco (6800 m).

19 luglio
La mattina recuperiamo il telefono satellitare che ci è stato lanciato da un elicottero, 100 m di dislivello sotto la nostra tenda. Risaliamo poi per questi 100 m, e attraversando verso sinistra superiamo una paretina di roccia coperta di neve, 60°-70° di m3-m4, fino a trovare un posto sicuro per montare la tenda (7000 m).

20 luglio
Dopo 50 m di ghiaccio con pendenza di 60°, continuiamo a salire leggermente verso sinistra, dove ci aspetta un altro tiro di 50 m di ghiaccio e neve, con pendenza di 70°-80°. Usciti verso sinistra in un labirinto di seracchi e crepacci, troviamo un seracco con una piccola grotta dove montiamo la tenda per passare la notte (7300 m).

21 luglio
Con gli sci ai piedi risaliamo sul ghiacciaio Bazhin fino a un pianoro comodo per montare la tenda (7500 m).

22-23 luglio
Il 22 iniziamo la discesa con gli sci per la via Buhl. Il tempo va continuamente peggiorando, la visibilità è quasi nulla, perciò impieghiamo per scendere verso il campo base anche tutto il 23.

24 luglio
Eravamo quasi arrivati alla tenda posizionata nei giorni antecedenti la partenza, ai piedi della Buhl. Il peggio era passato, in cuor nostro speravamo di fare un ultimo tentativo per recuperare la salma del nostro compagno e amico. Ci dissero che era troppo pericoloso quindi impossibile. Arrivo al campo base.

Questa relazione e quella del Chongra Nord sono tratte dal libro scritto da Simon e Walter “E’ la Montagna che Chiama”

Chongra Peack Nord – 6830 m.

Via nuova in stile alpino per la cresta Ovest.
Karl Unterkircher, Walter Nones e Simon Kehrer.

Relazione

1 luglio
La mattina partiamo dal campo base (3960 m) scendendo lungo un ruscello secco per circa 250 m di dislivello, poi seguiamo il ghiacciaio che scende dal Chongra Sud per circa 45 minuti. Da qui lo attraversiamo verso sinistra tra un labirinto di crepacci e un continuo saliscendi. Arrivati dall’altra parte iniziamo a salire pendii ripidi ancora coperti di vegetazione, per poi attaccare una cresta di grandi blocchi instabili, abbastanza facile. Seguiamo la linea che abbiamo studiato dal campo base nei giorni precedenti e arriviamo su un pendio coperto da 40 cm di neve fresca. Terminato questo, passiamo all’attacco di una parete alta circa 100 m. cerchiamo di aggirarla, ma non c’è altra possibilità che salire su per un camino/diedro friabile e a tratti ghiacciato, di difficoltà tra III e V grado, che ci richiede molta energia, anche perché i nostri zaini pesano 15-20 kg ciascuno. Dopodiché continuiamo verso est per una cresta affilata, fino a raggiungere il ghiacciaio. Qui si sprofonda 40 cm e fa molto caldo. Con grande fatica arriviamo su un piccolo piano, dove riusciamo a montare la tenda. Siamo a un’altezza di circa 5600 m.

2 luglio
All’alba iniziamo la salita attraversando verso destra fino a raggiungere la cresta, che seguiamo con qualche saliscendi. Sprofondando nella neve su pendii da 45° fino a 60°, arriviamo su un seracco dove però siamo costretti a ridiscendere per circa 50 m e poi a risalire un bel pendio di 60°. Poi aggiriamo la cresta verso sinistra, sprofondando fino alla pancia. Con fatica raggiungiamo una piccola forcella, dove ci scaviamo un terrazzino per montare la tenda, sperando che il giorno dopo non si affondi più tanto nella neve. Siamo a una quota di circa 6400 m.

3 luglio
Partiamo alle 5 di mattina salendo una parete di ghiaccio di circa 60° di pendenza e lunga circa 350 m. c’è molta neve fresca, in cui a tratti dobbiamo quasi scavare come delle trincee per proseguire. Gli ultimi 50 m di dislivello ci impegnano ancora una volta, tra qualche passaggio su roccia di III grado e nella neve profonda, finché raggiungiamo la cresta finale. Siamo in cima, a 6830 m, verso le 11.00. Dopo un’ora di pausa iniziamo la discesa attraversando verso sinistra tutta la parete. Tra i grandi seracchi troviamo una linea abbastanza logica. Così fino al grande ghiacciaio, nella conca, dove all’improvviso si sprofonda fino alla vita nella neve marcia. Continuando ritroviamo il grande ghiacciaio che scende dal Chongra Sud, da dove dobbiamo risalire di nuovo lungo il ruscello secco per altri 250 m di dislivello.

Infine arriviamo al campo base. In giornata abbiamo percorso 650 m in salita e circa 3100 di dislivello in discesa.

Ringrazio Silke Unterkircher per le foto che ritraggono Walter e Karl insieme e Simon Kehrer per alcune immagini che sono del suo archivio.

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